GEB EL TARIK - LE COLONNE DI ERCOLE

Capitolo 4°

NOVEMBRE 1941

Bdu,Betasom e i comandi a Roma,avevano concordato il trasferimento di due battelli italiani oceanici a Bordeaux per avvicendare due nostri battelli , il Dandolo del C.te Ellenico e il Baracca del C.te Papino.Il BRIN si poteva considerare a ragion veduta un veterano di Gibilterra. Vi era già transitato nel Dicembre del 40 e insieme al RS Bianchi era stato costretto a rifugiarsi nel porto di Tangeri per sfuggire ai CT inglesi che davano loro la caccia. Ma il “bidone” rifilato agli inglesi, fuggendo di soppiatto da Tangeri dopo alcune riparazioni urgenti,a costoro gli brucerà nei secoli ! Per non perdere le buone abitudini,il Brin era stato fatto rientrare in Mediterraneo nello scorso Agosto per essere sottoposto a una serie di lavori improrogabili.
In arsenale avevano sostituito tre delle 132 batterie,l’asse dell’elica di sinistra che mesi prima ci aveva dato notevoli problemi,riparato il distillatore per l’acqua dolce,e l’impianto Bazzani,che era eternamente in avaria .
Una accurata revisione dei due termici Tosi e il battello era di nuovo in mare. Una ulteriore modifica alla torretta nel corso del mese di Ottobre,aveva contribuito a dare una nuova fisionomia al Brin che pareva aver gradito l’opera di restauro,un po’ meno i cannonieri che preferivano l’originale posizionamento del cannone nella piazzola girevole di poppavia in torretta.Un po’ di tempo prima della dichiarazione di guerra da parte dell’Italia,alcuni battelli erano stati mandati in missione nella zona di Gibilterra per conoscerne le caratteristiche in previsione di futuri trasferimenti.Ma quei battelli avevano seguito le direttive sbagliate,tenendosi troppo sotto costa ,mancando di acquisire informazioni vitali sull’andamento delle correnti,dei flussi di marea etc….
Tutte quante notizie di vitale importanza per il transito sicuro dei sommergibili,che se avessero optato per una rotta più centrale ,sulla mezzeria dello stretto, li avrebbe messi a conoscenza delle informazioni necessarie.Al Brin era andata piuttosto bene e senza troppo lamentarsi aveva accettato la trasferta attraverso le colonne di ercole,ovvero Geb el Tarik,come l’avevano chiamata gli Arabi.
Il 1° Novembre,il RS Brin era a quota periscopio ,nel cuore della notte,più o meno sulla linea di mezzeria dello stretto,nel punto dove le coste distano non più di 7 miglia. Agli idrofoni giungevano rumori di eliche veloci che erano udibili anche dalla camera di manovra,e facevano capire quanta energia e determinazione ci mettessero gli inglesi nel presidiare quelle acque.Più a Sud,verso la costa africana,l’Iride del Cte Duval.
In Atlantico,si approssimavano ad impegnare lo stretto i due battelli di Ellenico e Papino.
Come in precedenza,sul Brin si ebbe la netta impressione che mezza Royal Navy fosse lì riunita,a formare il comitato di ricevimento.Era davvero impressionante il numero di unità che pattugliavano
Lo stretto di Gibilterra.
Con i motori al minimo e Rv= 250 il Brin si approssimava verso il centro dello stretto.L’Iride intanto,era stato individuato da una corvetta che cominciò a dargli una caccia spietata.Ma il Cte Duval non era certo,tipo da lasciarsi impensierire ; nella sua carriera si era trovato in situazioni micidiali, da mettere scafo e uomini alla corda,eppure ne era uscito sempre vittorioso.
Dall’altra parte,a ponente di Gibilterra,il Baracca e il Dandolo erano stati anch’essi individuati e moltissime unità inglesi stavano convergendo in quella zona.
Nonostante si fosse in Novembre,nella camera di manovra del Brin cominciava a fare caldo;la tensione era altissima , tutti al proprio posto di combattimento ; il silenzio era rotto solo dal ronzio
Dei macchinari e dai CT inglesi che avevano iniziato ad usare i loro ASDIC in maniera massiccia.
Dall’Idrofonista arriva l’allarme per due segnali forti e in avvicinamento da poppa,e ancora ,sulla nostra dritta,rumori di eliche velocissime,probabilmente motosiluranti.
Altre eliche in avvicinamento di prua,almeno tre forti segnali,leggermente sulla dritta.
La situazione cominciava a complicarsi ; gli uomini si lanciavano rapide ed eloquenti occhiate,ma nessuno manifestava ansia o paura ; ogni gesto ben controllato lasciava intendere la padronanza di se che ogni uomo avesse in quei momenti.
L’Iride intanto,sempre alle prese con la corvetta,doveva sciaguratamente registrare un elevato numero di lanci falliti.Una serie impressionante di DUD ! Fra l’altro la caccia della corvetta stava richiamando in zona anche diverse motosiluranti.Sembrava davvero unto nella vasellina,il battello del Cte Duval ! Sgusciava come un’anguilla,sventanto ogni lancio di cariche da parte degli inglesi.
A complicare ulteriormente le cose,tutti e quattro i battelli,dovevano avvicinarsi a delle navi neutrali ferme,che dovevano trasmettere documenti segretissimi ! Non avevo la più pallida idea di come avremmo potuto accostare a una di queste navi,con tutto l’armamentario inglese vigile e pronto a spedirci all’inferno.
Dall’altra parte dello stretto,Il Dandolo e il Baracca,si battevano da leoni,circondati da unità nemiche ; quello più in difficoltà appariva il Baracca che aveva addosso un numero imprecisato di CT che lo avevano letteralmente circondato.Anche i tentativi del Dandolo di portare soccorso all’amico in difficoltà erano frustati dalla caccia spietata a cui era sottoposto anch’esso.
Se avessimo potuto avere i periscopi motorizzati ! Che grande aiuto sarebbe stato ; ero sudato fradicio per il solo fatto di girare continuamente e freneticamente il periscopio; almeno 5 unità si stavano precipitando nella mia direzione. Avevo già aperto tutti i tubi di lancio e regolato i siluri e la questione ormai era solo da quale bersaglio cominciare : mentalmente prendevo nota di distanze ,rotte e velocità per capire con quale ordine eseguire gli attacchi.
Febbrilmente trasmettevo dati uno dietro l’altro all’uff.al tiro e con le distanze ormai serrate era tempo di dar via gli ultimi indugi. Lanciai di seguito prima di poppa al CT più vicino a circa 550 mtr e poi girai il periscopio di prua,dove un CT traversava la mia visuale a circa 19 nodi,apparentemente in direzione dell’Iride che nel frattempo si era liberato della corvetta.
Fuori anche il secondo siluro ! Di nuovo a scrutare il buio verso poppa : ancora un caccia in avvicinamento ! Due secche esplosioni a poppa e a prua e due CT colavano a picco con armi e bagagli ! Ultimo rilevamento a poppa e ancora fuori !
Di nuovo a guardare verso prua dove un altro CT arrivava veloce seguito da un’unità più piccola che stimai fosse una corvetta classe Flower.
Rilevamenti e distanze a raffica mentre con le mani stringevo allo spasimo le manopole del periscopio ! La vista mi si annebbiava continuamente a causa del sudore che copioso scivolava dalla fronte,dai capelli . Erano quelli i momenti della verità , dove tutto si compendia in brevi ma decisivi attimi.Fin dall’inizio della mia carriera,mi avevano insegnato che la prima caratteristica di un buon ufficiale era il decisionismo ! Mai lasciarsi prendere dall’indecisione,perché questa era solo ed esclusivamente foriera di danni ! Mai parole più sagge ho potuto ascoltare nella mia vita !
Fuori anche i due siluri di prua ! Da poppa mi arriva conferma che uno dei due tubi era già stato ricaricato. Incredibile ! Il mio equipaggio era davvero al di sopra di ogni aspettativa ; se loro mi avessero seguito fino all’inferno,io per ciascuno di loro avrei dato la vita senza esitare.
Ancora due grosse esplosioni, di poppa prima e di prua dopo .
Un rapido sguardo a 360° mi diede conferma di altri due centri . Ma la Flower aveva manovrato e schivato il siluro. Ora era davvero critica.
Rapidi ordini di accostate e variazioni di velocità e miracolosamente vanificammo il tentativo di speronamento e successivo lancio di cariche. Incazzato nero,alzo di nuovo il periscopio e prendo di mira la Flower su rilevamento 180 ° distanza 280 mtr. Regolato il siluro,attendo che sia a distanza utile per armare lo stesso. A 320 ° mtr temendo che la corvetta possa aumentare velocità lancio l’ultimo siluro di poppa che prende ad inseguire la corvetta.
Letteralmente ad inseguire ! Nel frattempo ci rattrista la notizia della perdita del Baracca del Cte Papino,trasmessaci pochi attimi prima.Si era battuto fieramente affondando alcune unità nemiche ma alla fine era stato costretto a cedere sotto reiterati e micidiali attacchi dei CT inglesi. Ma il Brin lo stava vendicando ! Dopo aver inseguito la corvetta,il siluro si insinua fra le eliche e va a scoppiare a mezza nave,facendola letteralmente sollevare dall’acqua !
Anche l’Iride aveva il suo bel da fare fra avarie e siluri che non volevano funzionare.Ma il grosso ormai era passato. Nella nostra zona permaneva ancora la guardia serrata di un nutrito gruppo di PT Boats . Il Dandolo si batteva anche lui con onore affondando ben quattro unità sottili e contribuendo a vendicare il Baracca.
Avendo visto allontanarsi le motosiluranti emergo con i motori avanti massima.C’era ancora da raggiungere la nave neutrale che nel frattempo avevo avvistato al periscopio.
Con l’equipaggio esausto ma ancora vivo e battagliero al posto di combattimento,davamo inizio all’ennesima cavalcata fra le onde spumeggianti dello stretto. La corrente molto forte ci costringeva a continue correzioni di rotta, ma non era quello che mi preoccupava. Mi chiedevo come avremmo potuto accostare la nave che ci aspettava,li,di prua,nel buio e sfuggire alle altre unità che sorvegliavano lo stretto.
L’Iride mi comunica di avere problemi alle casse di assetto e di mettersi in scia al Brin per continuare la navigazione. Se fossimo riusciti a raggiungere la nave per tempo, avrei accostato violentemente verso Sud,e raggiunte le coste africane,per continuare l’uscita dallo stretto su una batimetrica di 40/50 metri come nel corso della precedente missione.
Dall’oscurità spuntarono due PT Boats avvolte dalle fiamme degli scarichi.Immediato l’ordine di immersione rapida mentre alcuni colpi di mitragliatrice si schiantavano sul metallo della torretta.
Continuai l’avvicinamento alla nave che nel frattempo era stata avvistata da una delle vedette proprio nel momento in cui eravamo stati attaccati.
Ascoltiamo le siluranti correre avanti e indietro sulle nostre teste con i motori urlanti al massimo dei giri.
A quel punto mi rimaneva solo di cercare di avvicinare la nave neutrale in immersione e tentare di emergere appena sotto bordo ; una manovra pericolosa e ardita,considerando le forti correnti .
Nel frattempo l’Iride si era avveduto delle siluranti e attirò la loro attenzione per consentirmi l’avvicinamento alla nave. Con manovra precisa e calcolata,fermo le macchine e do indietro per fermare l’abbrivo ad appena 20 metri dallo scafo.Emergo cercando di dare aria molto lentamente
Nel tentativo illusorio di fare meno schiuma e bolle possibile. Il personale di bordo,immediatamente
Trasferisce il plico di documenti ,giusto in tempo prima che le PT Boats ritornino a reitare la minaccia al Brin. Di nuovo a testa in giù negli abissi e con rotta verso Sud seguiti dall’Iride.
Intanto il Dandolo,continuando la navigazione verso levante,era riuscito a far perdere le proprie tracce ai CT inglesi e invitto si apprestava a uscire dallo stretto per la propria destinazione.
All’alba,sia il Brin che l’Iride ,strusciando sui fondali rocciosi erano riusciti a lasciarsi dietro le pericolose colonne d’ercole e al lontano traverso di Capo Espartel misero la prua a Nord per raggiungere Betasom.
Ancora una volta l’avevamo fatta in barba agli inglesi,sebbene pagando il carissimo prezzo della perdita del nostro inseparabile compagno di tante missioni.
Alla memoria del RS Baracca e del suo equipaggio una preghiera vola sulle onde sfiorandole e sale verso il cielo , nell’immenso paradiso degli eroi.
………………
RS BRIN Cte ETNA


 

Grupsom - Sommergibili Mediterranei